il vademecum per il seggio

VOTA LA PROTESTA

Dall'astensione passiva al dissenso propositivo

 

Non voto più


Non condividono i programmi politici e le formazioni in campo, ma si  oppongono anche a un sistema parlamentare non più rappresentativo del popolo. Sono i cittadini disaffezionati alla politica che hanno già scelto di disertare le urne del 25 settembre, rivendicando un cambiamento radicale che restituisca la sovranità al popolo abbandonato dai palazzi del potere.


Per molti d loro non è la prima volta, il trend dell’astensionismo è stato in progressiva crescita negli ultimi quarant'anni trasversalmente a tutti gli orientamenti politici.

Trend astensionismo elezioni politiche dal 1948 al 2018
Fonte: Termometro Politico

L'aria che tira


Alle elezioni politiche del 2008 l'astensionismo ha registrato una crescita attestandosi al 19,5%, per subire un’impennata al 25,8% nel 2013, toccando il suo apice nel 2018 con il 27,1% di non votanti.

Ma il nervo dolente dell’astensionismo si è scoperto nelle elezioni amministrative del giugno scorso alle quali è accorsa alle urne meno della metà degli elettori. Il 52% degli aventi diritto le ha snobbate facendo quasi raddoppiare, in soli cinque anni, il numero di chi non si riconosce in nessuna forza politica o ritiene il voto completamente inutile.

Secondo un sondaggio condotto a fine giugno il 71,9% intervistati attribuisce la responsabilità dell'astensionismo all'interruzione del processo di rappresentanza politica: per il 46,6% a causa di una classe politica incapace e lontana dalle esigenze della gente comune e per il 24,3% dalla consapevolezza che le decisioni politiche vengono prese dai mercati, dall’alta finanza o da burocrati 

(Fonte: TermometroPolitico)

Astensione attiva

Nell’universo variegato dei non votanti, accanto a chi propugna la sola astensione alle urne e ai comitati che stanno organizzando parallelamente l’avvio di una nuova fase costituente, nelle ultime settimane sta prendendo piede l’idea che sia giunta l'ora di conclamare nella sede elettorale l'insanabile distanza tra il popolo e la classe politica che occupa le istituzioni. Gruppi di cittadini, da nord a sud, stanno promuovendo il cosiddetto voto di protesta.  

Disciplinato dal DPR n. 361 del 1957 e già sperimentato in sordina nelle elezioni del 2018, rappresenta oggi l'unica via legittima per respingere apertamente la soluzione elettorale e palesare le motivazioni della sfiducia nella politica.

La campagna di sensibilizzazione si rivolge agli indecisi che vorrebbero manifestare apertamente le proprie convinzioni e non semplicemente esimersi dal partecipare a un voto oramai vuoto di significato. 

Ma anche ai disertori storici delle urne quale opportunità di trasformare il dissenso in un atto pubblico, numericamente quantificabile, metro di valutazione dell'impatto politico di un'astensione attiva, non più interpretabile dalle forze che governano come silenzio-assenso alle impopolari politiche in agenda.

Invece che praticare l’assenteismo passivo, i promotori credono che sia importante promuovere una vera e propria azione popolare, attraverso quella che tecnicamente prende il nome di astensione di protesta.

Non si traduce infatti in un voto, non è assimilabile al voto nullo o alla scheda bianca, è una protesta formale che la normativa vigente impone alla commissione elettorale di verbalizzare sui registri elettorali e che verrà conteggiata separatamente in sede di scrutinio.

Protesta propositiva


Una protesta che può superare il semplice dissenso attivo ed evolvere in una proposta politica.

È la cosiddetta astensione di protesta + proposta con la quale l’elettore non manifesta soltanto la sua opposizione al sistema e alla legge elettorale, ma propone alcuni punti chiave di un programma politico. 

È la forma più completa e costruttiva perché consente ai cittadini di mettere nero su bianco i propri ideali, progetti, richieste di provvedimenti, insomma di entrare nel merito facendo sentire la propria voce.

Questa forma articolata potrebbe essere anche il presupposto della nascita di un movimento o partito popolare spontaneo di persone che condividono un manifesto politico. 

E' cronaca delle ultime settimane che alcuni gruppi e movimenti politici della galassia no green pass stiano elaborando forme condivise di proposte collettive di protesta in vista della tornata del 25 settembre. Tra queste l'iniziativa del referendum autogestito "Resistendum" lanciata dal Comitato di Liberazione Nazionale che prevede di inserire nell'urna una scheda referendaria di voto sui tre quesiti proposti, anche separatamente dalla scheda elettorale per non inficiare la validità del voto. Per informazioni consultare il sito https://clnoggi.it/resistendum

Vademecum


Per evitare lunghe dichiarazioni in sede di seggio, che potrebbero creare rallentamenti nelle operazioni di voto e conseguenti polemiche con la commissione elettorale, è fondamentale presentarsi muniti di:

- documento d’identità 

- tessera elettorale 

- testo della protesta stampato in duplice copia (due per l’elezione della Camera e due per il Senato)

- testo della proposta di programma stampato  in duplice copia (se si intende avvalersi di questa opportunità) 

Completate le usuali pratiche di registrazione, al momento della consegna della matita e delle schede elettorali, l’elettore si rivolge al presidente e afferma:

- "Intendo avvalermi della astensione di protesta, vogliate verbalizzare questo testo da allegare"

- Sottoscrive contestualmente i testi contenenti la protesta/proposta (non vanno firmati prima ma davanti al presidente)

- Restituisce la matita

La normativa dispone che il funzionario del seggio sia tenuto a verbalizzare la dichiarazione di astensione e l’eventuale protesta motivata, che da quel momento assume la forma di atto pubblico e non potrà essere occultata.

Successivamente si richiede alla commissione di vidimare tutte le copie della protesta/proposta, una copia verrà allegata al verbale e l'altra restituita quale prova dell’avvenuta dichiarazione.
Rispetto al comportamento da tenere alla successiva consegna delle schede elettorali, la normativa prevede due possibilità a discrezionalità del cittadino, che avranno impatti diversi sul risultato elettorale.

Prendere o lasciare?



In merito al comportamento da tenere al seggio all'atto della consegna delle schede elettorali, regna un po' di confusione. 

E' importante fare chiarezza su questo aspetto affinché l'elettore sia consapevole delle conseguenze della sua libera scelta in termini di risultati elettorali.

La domanda che ricorre è: le schede elettorali vanno toccate oppure no?

Il manuale delle “Istruzioni per gli uffici elettorali di sezione” (art.17, pag.75, scaricabile a fondo pagina) prevede due possibili opzioni per l'elettore che non intenda recarsi nell'urna:

1) ASTENSIONE DI PROTESTA: rifiuto di ritirare le schede

In tal caso le schede non vanno assolutamente toccate in modo da risultare conteggiati nel numero degli astenuti della sezione all’atto delle successive operazioni di scrutinio. Essendo già stati registrati all'accettazione, per assicurarsi di non essere computati tra i votanti, è importante richiedere e verificare che nel Registro dei Presenti la commissione aggiunga accanto al proprio nominativo l'annotazione "NON VOTANTE". 

Questa opzione è da percorrere nel caso in cui il cittadino che protesta sia motivato ad alimentare con il suo "non voto" la  percentuale di astensionismo.

2) VOTO DI PROTESTA: ritirare e riconsegnare le schede

Senza entrare in cabina, le schede vengono ritirate dal cittadino, toccate e restituite al presidente senza alcuna espressione di voto, in tal caso l’elettore sarà conteggiato come votante e non come astenuto e la scheda annullata.

Gli elettori che percorrono questa modalità attribuiscono valore all'atto di recarsi alle urne per esprimere un voto di protesta e desiderano essere conteggiati tra i votanti, non rientrato pertanto nel bacino dell'astensione.

Per ulteriori informazioni consultare il sito www.astensionediprotesta.it.

Monica Bacis

@monibaci