La caduta inaspettata del governo e la messa in atto del golpe estivo delle elezioni, per mantenere e prolungare per altri cinque anni lo status quo, ha gettato il popolo no green pass in uno stato di profonda confusione ed incertezza.
Votare o non votare, this is the problem!
La prospettiva dell'urna fra poco più di un mese sta facendo emergere le diverse anime del movimento, unico nella storia del nostro paese per spontaneità, partecipazione, eterogeneità politica. Inedito e stupefacente: un popolo fatto di persone, non partiti o sindacati, sceso in piazza per rivendicare la propria libertà.
Migliaia di cittadini che per un anno hanno riempito le piazze di tutta Italia e presidiato scuole, ospedali, sedi istituzionali, sputando sangue braccio a braccio, resistendo faticosamente contro la dittatura, parando i duri colpi della discriminazione e della segregazione pro vax.
Un popolo in lotta che, davanti alla prospettiva dell'urna, sembra avere perso coesione, quell’unità che ha generato una comunità forte e liberamente responsabile della propria vita, gli uni nei confronti degli altri, fuori dai vincoli normativi e dell’etica comune, individualmente liberi di fare sistema.
Le sigle che si proclamano antisistema hanno reclutato molti attivisti che si sono tuffati a capofitto ai banchetti di raccolta delle firme da consegnare in tempo utile per la presentazione delle liste dei candidati.
Tuttavia, sempre nel nome dell’unità del fronte del dissenso, dopo mesi di accese e non proprio eleganti scaramucce sui palchi delle piazze di tutta Italia, i leader dei vari raggruppamenti, anche in questa fase delicata, non si sono sconfessati: si presentano divisi, ma soprattutto divisivi!
Ogni giorno assistiamo a distinguo, sgarri, candidati che entrano ed escono dagli elenchi, personaggi non proprio doc, epurazioni, addirittura accuse agli avversari interni alla sbandierata coalizione tacciati di essere forze del sistema.
Se non si è proprio alle prime armi in politica, ce lo si poteva aspettare: è il solito copione elettorale. La caccia alle firme è aperta! E tutti sappiamo (almeno si spera) che non si può sostenere più di una lista pena l’annullamento in sede di convalida.
Ed ecco che la guerra delle poltrone ha raggiunto l’apice dello scontro.
D'altronde i candidati no green pass non sono santi e nemmeno eroi, sono esseri umani mossi dalla medesima pulsione di chi vogliono abbattere: conquistare il potere.
Per farne cosa, al di là dei salvifici proclami, lo si vedrà come di consueto nell'arena politica con l'esercizio del totale libero arbitrio concesso dall’assenza del vincolo di mandato.
Si sa, oggi più che mai, il voto è un atto di fede!
I fautori del voto a tutti i costi pronti a sostenere vecchi compagni di lotta, personaggi noti al mondo no green pass, ma anche gente sconosciuta (le liste sono lunghe e vanno riempite), incitano sule chat i compagni di lotta e i simpatizzanti a darci dentro: tutti ai banchetti per avere l'opportunità di mettere la croce giusta sulla scheda elettorale.
Sono fermamente convinti che il voto sia necessario, la soluzione per non regalare l’astensione ai partiti di maggioranza. Confidano che occupando qualche scranno in parlamento sarà possibile difendere la libertà di scelta e scongiurare il ritorno del green pass e dell’obbligo vaccinale.
E hanno deciso, alcuni non senza qualche apprensione, di sostenere la presentazione di liste di cui condividono le personalità in campo o gli abbozzi di programmi che circolano in rete. Trattengono il respiro in trepidante attesa di sapere se le loro fatiche saranno ripagate dal numero di sottoscrizioni necessarie per gareggiare nella competizione elettorale.
E a volte qualcuno si infervora contro chi giudica ingenuo credere che qualche eventuale poltrona dell’emiciclo occupata dai “nostri”, potrà condizionare gli equilibri del partito unico che governerà il paese. Risentimento che cozza un po' con l’idea condivisa da due anni sui canali no vax che ci vede vittime sacrificali di un grande reset globale: se il nemico è il diavolo, non saranno tre o quattro deputati e senatori a metterlo al rogo.
Secondo questa corrente va comunque tentato il tutto per tutto per scongiurare l'eventualità di lasciare il campo libero alle sole formazioni di regime, per non soccombere inesorabilmente per l'intera legislatura senza anticorpi nell'opposizione.
Per i detrattori del voto è plausibile che gli eventuali pochi eletti verranno inglobati nel sistema in men che non si dica e giudicano il balletto elettorale una grande farsa a danno del popolo.
Sono i militanti schierati per l’astensione, fazione che ricomprende anche un certo numero di gruppi e sigle che si sono organizzate sui territori in questo anno di mobilitazione, oltre che singoli attivisti provenienti da diverse galassie politiche.
I più decisi sono i non votanti per principio che rifiutano il sistema partitico-parlamentare quale forma di esercizio della sovranità popolare: si riconoscono in posizioni anarchico-libertarie che hanno come baluardo la libertà individuale e l’autodeterminazione dei popoli.
Tra i contrari alle urne anche una parte dei militanti dell'estrema destra che accusano la compagine governativa e la finta opposizione di farsi portatrice di una visione nemica del popolo italiano: filoamericana, europeista, distruttiva della cultura e dei valori della tradizione italiana, della famiglia naturale, dell’economia e della sovranità nazionale.
Da ultimo, ma non da meno, tra chi snobba la scheda elettorale, si annoverano molti reduci della maxitruffa pentastellata che ha lasciato tramortiti sul campo migliaia di attivisti e sostenitori oggi privi di cittadinanza politica.
Oramai dotati di irriducibili difese immunitarie contro qualsiasi pandemia politica antisistema, non si fidano più di nessuno e mettono al servizio del movimento le loro raffinate doti investigative al fine di identificare e radiografare tutti gli ex grillini che resuscitano dal nulla nelle file no green pass.
Tra esprimere una preferenza e stare a casa, esiste una terza opportunità: il voto di protesta. E' questa la campagna condotta da alcuni gruppi di attivisti che sta prendendo piede in rete.
Si tratta di un "non voto attivo" attraverso il quale è possibile esprimere legittimamente la propria contrarietà motivata alla partecipazione alle votazioni.
La legge elettorale prevede espressamente che il cittadino possa far verbalizzare al seggio una breve frase che esprima la sua protesta, la scheda sarà conteggiata tra quelle nulle, ma in un contenitore ad hoc che renderà visibile e consultabile il numero dei dissenzienti a livello nazionale.
La procedura prevede di presentarsi al seggio accompagnati da un testimone, muniti di documento d’identità e tessera elettorale, ritirare la scheda vidimata e chiedere al presidente di seggio di far mettere a verbale una dichiarazione di dissenso specificando la motivazione del rifiuto.
Per agevolare l'esercizio di questo legittimo diritto, i promotori dell'iniziativa hanno preparato dei modelli di dichiarazione da presentare alle urne, oltre che un decalogo sulla procedura da seguire reperibile in rete (per approfondimenti consultare il sito www.astensionediprotesta.it).
Nel limbo della contesa verità tra pro-voto e no-voto, si collocano moltissimi indecisi, angosciati da una scelta che porterà inevitabilmente rimpianti o rimorsi.
In costante osservazione, setacciano spasmodicamente le chat in cerca di indizi, di un segno, una verità che faccia perdere quell'incerto equilibrio, per sprofondare finalmente in uno dei due baratri: di qua o di là.
I titubandi potrebbero nel tempo moltiplicarsi, invece che ridursi di numero, costretti ad assistere quotidianamente alle poco edificanti lotte tra i leader dei partiti che non sembrano volere offrire agli elettori un sicuro approdo antisistema.
Per rendersi più presentabili alla base del movimento, costato molto caro a chi ha scelto di farne parte, sarebbe auspicabile almeno mostrare un fronte più unito ed epurare al più presto tutti gli scheletri che ogni giorno sbucano dagli armadi. Pertanto ad oggi non è dato sapere quando le bocce si arresteranno affinché gli indecisi abbiano gli elementi necessari per fare una scelta ponderata.
Dopo la convalida delle firme la situazione sarà più chiara, per lo meno sapremo se e quali partiti parteciperanno alla corsa elettorale, ma è plausibile che le schermaglie proseguiranno fino alla soglia delle elezioni, soprattutto se avremo più liste no green pass in campo. Eventualità che non sappiamo se augurarci o meno.
Dunque per molti attivisti e simpatizzanti si paventa l'ipotesi di restare in bilico fino al 25 settembre.
Quella elettorale è l'ennesima prova di resistenza a cui siamo chiamati, la più insidiosa perché potenzialmente autodistruttiva del movimento, che potrebbe ripiegare nella convinzione che tutto sia risolto o irrisolvibile.
L'obbligo vaccinale è tuttora in vigore per i sanitari fino a fine anno, si paventano mascherine obbligatorie a scuola on e off a seconda
delle fragilità e dei pilotati monitoraggi epidemiologici a fondamento di
ogni decisione governativa.
Emergono nuovi virus e, sorprendentemente, nuovi ma
già sperimentati vaccini, c'è da chiedersi chi siano state le cavie. Qualche giorno fa è
stata data la notizia di un vaccino contro il cancro, all'improvviso tutte
le malattie sembrano scongiurate con farmaci chiamati vaccini.
Ci aspettano anni di presunte emergenze, sanitarie, belliche,
energetiche, ecologiche e chissà cosa si inventeranno per tenerci il capo
chino.
Siamo la trincea, l'unico fronte in Italia che rifiuta di sottomettersi a un piano diabolico che riduce gli uomini a voti e carte di credito. Siamo preparati e resistere perché ci siamo passati dentro, non indenni, ma siamo sopravvissuti.
Abbiamo costruito reti di sostegno e di resistenza, abbiamo
imparato a fidarci e a rispettarci, pur nelle diversità di vedute e di
vocazioni. Non possiamo buttare a mare tutto questo patrimonio: le elezioni, comunque andranno, non saranno la manna dal cielo.
Il nostro ruolo sui territori è e sarà determinante nel futuro, se non perdiamo la bussola e faremo tesoro degli sforzi e dei risultati, spesso non visibili, in termini di organizzazione e determinazione, vitali per non perdere terreno.
In questa fase difficile di discernimento dobbiamo fare lo sforzo di uscire dal ghetto in cui ci siamo purtroppo richiusi da molti mesi.
Gran parte degli italiani sono nelle nostre stesse condizioni, sanitarie, normative ed economiche. E' evidente che pochi sono felici di dosarsi ogni tre mesi, che sono purtroppo in significativa crescita gli ammalati gravi di vaccino e i decessi per cause che potrebbero rivelarsi correlate alle somministrazioni del farmaco sperimentale.
E' bene rammentare che ai nove milioni che hanno difeso la libertà di scelta e l’inviolabilità del corpo fin dall'inizio, altrettanti si sono aggiunti rifiutando la terza dose: oggi siamo circa diciotto milioni senza green pass. E la quarta dose non va certo a ruba.
Pertanto è lecito, opportuno e anche strategico, considerare che i dubbi sul voto coinvolgano tutti i cittadini, con due compagini politiche pressoché sovrapponibili che si contendono il governo del paese e che si butteranno di fatto nella solita ammucchiata di unità nazionale.
Votare o non votare, chi e perché se lo stanno chiedendo tutti gli italiani esclusi dalle lobby del potere, è presumibile che l'astensione sarà la vincitrice di questa competizione truccata e che nei prossimi mesi l'insoddisfazione potrebbe mutare in mobilitazione.
Qualunque sarà il responso elettorale, anche nell'ipotesi rosea che le forze no green pass oltrepassino il varco parlamentare, il movimento costruito sui territori continuerà a giocare un ruolo chiave quale fulcro e fronte della resistenza.
Non possiamo pertanto riporre nel voto tutte le nostre aspettative e abbassare la guardia nei confronti dei nemici storici e di coloro che potrebbero rivelarsi tali nel prossimo futuro.
Ma questo è uno scenario che vedremo sui palinsesti autunnali, per ora godiamoci il meritato riposo di Ferragosto, tanto la commedia è appena andata in scena e possiamo ancora pregare perché non evolva in tragedia.
Monica Bacis
@monibaci