ONLINE DAL 24 LUGLIO
LA PIAZZA VIRTUALE DI MILANO

MILANOpiazzaFONTANA
Nell'anniversario del primo corteo milanese no green pass


Milano. Un afoso sabato estivo. Alle quattro del pomeriggio emergono dal nulla migliaia di persone. 

Donne, uomini, ragazzi, anziani, bambini e famiglie, per lo più sconosciuti tra loro. Spontaneamente si radunano in Piazza Fontana. A viso scoperto. E muovono i loro primi, timidi, ma determinati passi, verso piazza Duomo. 

È il 24 luglio 2021, un anno fa.

Ci guardiamo attorno, ognuno negli occhi dell’altro, cercando di scorgere una somiglianza, un segno comune, stupiti della presenza di tanta gente. 

Forse troppa. Tutti mossi dalla medesima pulsione, riuniti con un unico obiettivo, dopo due anni di prigionia sanitaria. 

Un boato rimbomba in galleria Vittorio Emanuele: libertà! 

Un brivido scorre sulla pelle.  Il corteo arresta davanti a Palazzo Marino, poi serpeggia liberamente, senza meta, per le vie del centro, guidato dall’improvvisazione, da un istinto collettivo: basta dittatura! 


a migliaia invadono la citta'

i venti cortei di milano


Sabato dopo sabato, lo scenario si ripete. Sempre più vivo e partecipato, sempre più forte. 

Per venti settimane, agosto compreso. Un crescendo di numero e di consapevolezza. I passanti si aggregano al passaggio dei cortei, accorrono manifestanti da altre province. 

È una massa inarrestabile, ingestibile, incontrollabile.

I mezzi d’informazione censurano i numeri e infangano la protesta. Donne in gravidanza, anziani, disabili, bambini in passeggino, per i giornali siamo tutti sovversivi! 

Rivendichiamo solo il diritto di protestare, contro un regime che ha ucciso la libertà individuale e ridotto il popolo in schiavitù. Adesso basta, “se non cambierà, bloccheremo la città!”

In ottobre si toccano i ventimila partecipanti, da piazza San Babila a piazzale Loreto, un fiume in piena. La polizia non ce la fa. Schierano tutte le forze in campo: blindati, celerini, digos, infiltrati. 

I tentativi di prendere la testa dei cortei, da parte di qualche forza politica o politicante di turno, falliscono tutti. La piazza è libera e non vuole capi!

La polizia cerca referenti, convoca i più attivi, ma non sa che pesci pigliare. Lo spirito libertario della piazza milanese spiazza le forze dell’ordine. Non trovano il bandolo della matassa, è una massa indefinibile, troppo eterogenea. 

È il popolo!

si moltiplicano le  DENUNCe

via alla repressione


Il movimento milanese no green pass non accenna la ritirata. Non si piega alla dittatura sanitaria e al disciplinamento sociale.

Adesso basta! Questa volta lo dice la Questura, spalleggiata dalla stretta Lamorgese. Ha inizio una feroce repressione

Piovono denunce per violenza privata, interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale. Istigazione a delinquere per chi chiama la piazza sul web. 

E una valanga di  Daspo e fogli di via che impediranno a molti cittadini di accedere al centro di Milano. Anche alla città stessa, se residenti fuori, per i successivi sei mesi.

Provvedimenti di giustizia sommaria, nessun giudice è investito dei casi, nessuna possibilità di difesa. Indagati centinaia di manifestanti, nientemeno che dal pubblico ministero dell’antiterrorismo. 

Cariche della polizia in tenuta antisommossa, manganellate, arresti, interrogatori, schedature. Qualcuno viene prelevato mentre rientra a casa dopo i cortei, al buio, caricato sulla volante e portato in Fatebenefratelli a passare la nottata. 

È la vittoria della democrazia! Ma le manifestazioni non cessano, Milano non si piega, fino alla disfatta finale. In una piazza Duomo ogni sabato sempre più militarizzata, in cui si eseguono gli arresti di tutti i sospetti attivisti.

Intanto il governo non arretra di un passo. Passano i decreti che introducono il green pass per lavorare. O ti vaccini o ti tamponi o muori. Di fame. 

Molti rifiutano il vile ricatto e vengono sospesi dal lavoro. Altri scelgono di presidiare la trincea barricati negli ospedali, nelle scuole, nelle caserme, sopportano le discriminazioni, immobili come alberi nella tempesta.

la morte civile dei no vax

non resta che resistere


Emarginazione, segregazione e denigrazione. La censura e la propaganda della tv di stato e dei “giornalisti terroristi” demonizzano i dissidenti “no vax”: siete bestie, dovete morire, non vi cureremo!

Si ventila di sospendere l’assistenza sanitaria a chi non si vaccina. I sanitari che rifiutano l’inoculazione vengono sospesi e radiati dagli albi professionali. Ancora oggi, sono soggetti all’obbligo vaccinale, per ora fino al 31 dicembre.

Come un lupo azzannato, la piazza milanese, si accascia. E si lecca le ferite. Ma tiene botta, nascosta, in silenzio. Si avviano i primi incontri, confronti, cene che vengono represse dalla polizia: incursioni in ristoranti, sanzioni. Alcuni attivisti incominciano a fare gruppo, per affinità.

Da una costola di piazza Fontana nasce il Gruppo Milano: ci si aiuta a sopravvivere, alla fame, alla morte civile, alla depressione. E si cerca di tenere viva la protesta. 
Si moltiplicano chat  e canali telegram, per informarsi, organizzarsi, incontrarsi.

Nascono le prime scuole parentali, docenti, studenti e genitori che non vogliono piegarsi alla sperimentazione vaccinale, avviano progetti educativi autofinanziati. Altri si dedicano all’autoproduzione, allo scambio merci, si organizzano occasioni di ritrovo per le famiglie.

E' la genesi di un nuovo mondo, l'altra Milano.

germoglia un'altra milano

il ghetto no green pass


La comunità prende forma, nei sotterranei dell’esistenza

Si fa di tutto per tirare avanti, anche infettarsi per avere il QR code, per lavorare e mantenere la famiglia. I più integralisti rifiutano anche i tamponi, chiusi nella tana come ratti.

A dicembre il passaporto verde diventa obbligatorio per usare i mezzi pubblici. Genitori e tassisti volontari si organizzano per accompagnare  a scuola i bambini.

Contestualmente parte la campagna vaccinale a tappeto. Prima giovani e donne incinte, in tempo di guerra categorie risparmiate, oggi  fragili sacrificati alla causa satanica. Aprono gli open day con ricchi premi, ricordiamo il panino con la salamella.

Gli adolescenti corrono a vaccinarsi in massa, per prendere l’autobus e la metro, per andare a scuola. E per uscire da due anni di carcere in cui molti sono caduti in depressione. Lievitano le terapie psicologiche e anche psichiatriche. Qualcuno tenta il suicidio, qualcun’altro ce la fa. Anche a Milano.

Il 15 dicembre l’obbligo vaccinale viene esteso a docenti e forze dell’ordine. Partono ondate di sospensioni dal lavoro. A gennaio i “no vax” non possono accedere a banche e poste. Già prima a mezzi pubblici e treni, ristoranti e via dicendo. A metà febbraio tutti gli over 50 devono inocularsi, una parte cede.

Intanto la tribù milanese si compatta, si stringono amicizie, entrano in scena nuovi gruppi e personaggi. 

la partecipazione e' in picchiata

la piazza non esiste più


Nelle altre città i cortei proseguono, tutti autorizzati, accompagnati per mano dalla digos. E gli eventi di Roma non fanno eccezione.

I più attivi tra i milanesi sono relegati fuori dal centro dai provvedimenti restrittivi. Viene concesso solo l’Arco della Pace: eventi statici con un folle dispiegamento delle forze dell’ordine. 

Gli attivisti si ritrovano ogni sabato, ma il numero, progressivamente e inesorabilmente, decresce.

Si inaugura la stagione degli “aperitivi fuori dai locali” che chiedono l’esibizione del green pass. Ma tutto è vietato, chi organizza raccomanda di “non cantare slogan”. Qualcosa non torna. 

Gli agenti della Digos occupano il loro costoso tempo a farci da guardie del corpo, mentre chattano con il telefonino. Intanto si susseguono aggressioni e accoltellamenti ad opera delle baby gang nelle vie del centro. Ma i più pericolosi restiamo sempre noi!

Alcuni gruppi si alleano, compaiono i primi loghi sulle locandine e striscioni patinati. Seguono mesi di mini cortei e presidi autorizzati con percorsi mediati con la questura. Fuori dagli ospedali, dalle scuole, a sostegno dei sanitari e dei docenti sospesi, dei genitori che non possono accompagnare i figli dentro le scuole e gli asili, delle famiglie a cui è vietato assistere gli anziani nel fine vita.

Tentativi sinceri di animare la protesta e coinvolgere i passanti, anche nelle periferie di Milano. Ma la partecipazione è in picchiata

Alcuni gruppi non aderiscono alle iniziative, si creano divisioni. Gli attivisti sono pochi e sempre i soliti, vengono in soccorso dalle zone limitrofe. Ma le persone passano e vanno, la paura ha spento i cervelli. 

I cortei, quelli veri, spontanei, sono un ricordo, oramai siamo un ghetto autoreferenziale.

i partiti drenano le energie

l'invasione della politica


Dalla brace del movimento sono già emersi i primi partiti

L’avvocato, il medico, l’economista, il filosofo, il giornalista, divulgano sigle. Primedonne a caccia di visibilità elettorale, portatori di programmi vuoti o contraddittori, che via via succhiano l’energia del movimento.

Qualche gruppo diventa sezione di partito.  Altri confluiscono in coordinamenti che odorano di alleanze politiche. Altri ancora restano cani sciolti.

Presto una parte aderirà a movimenti nazionali, organismi preconfezionati dall’alto, che invocano tutti l’unione come un mantra, mentre per mesi non fanno che litigare, anche pubblicamente sui palchi.

Tutti tentativi in atto di governare il dissenso, dietro i quali si intravede lo spettro di una storia già vissuta nel recente passato: il tradimento del popolo!

Il 31 marzo scade lo stato di emergenza sanitaria, parte la staffetta con lo stato di guerra. Nei tentativi di mobilitazione si introducono il tema della guerra e della crisi energetica.

Si incomincia a fare di tutta l’erba un fascio. Il green pass scema in secondo piano, insieme alla rivendicazione della libertà. 

Gli studenti no green pass scompaiono dalla scena milanese, dissolti nel nulla. 

l'obbligo vaccinale va in seconda linea

la guerra sveglia la sinistra


Resuscitano da un lungo letargo alcuni centri sociali milanesi, mai visti in piazza contro il green pass per un anno intero, la libertà individuale non è mai stata il loro cavallo di battaglia.

A primavera vengono tollerati cortei non autorizzati in tutta Italia, popolati dagli studenti dei collettivi, che denunciano anche le morti di giovani stagisti. Imbrattano le città e sfidano la polizia. Il tema della guerra offusca quello dell'obbligo vaccinale, anche nelle rivendicazioni milanesi.

A giugno il partito comunista organizza un corteo insieme ad alcuni centri sociali: da piazza 5 Giornate a piazza Fontana, passando davanti a punti sensibili come la Cgil e il Tribunale. Alcuni gruppi no green pass aderiscono elemosinando il permesso di portare il proprio striscione. Poca gente, tanto rosso, non è il popolo di Piazza Fontana!

Questo gruppo sceglie di imboccare una strada nuova: ripartire da un anno fa! Seguono alcuni preavvisi di manifestazioni in piazza Fontana, su iniziativa di alcuni gruppi milanesi, tutti rispediti al mittente da Fatebenefratelli. 

Quella piazza non viene più concessa per decisione del questore in persona. Peccato che sia stata autorizzata alla sinistra radicale un mese prima: abbiamo le immagini, deprimenti, ma eloquenti. 

Ma anche a Paragone in poche ore il giorno di convocazione delle elezioni e a un'altro raggruppamento milanese due giorni fa. Prendiamo atto che non tutti sono simpatici alla questura di Milano.

Ma le piazze forzate, organizzate, eterodirette non sono nel nostro dna. Se il popolo non scende più in piazza, ci sarà una ragione, è su quello che dovremmo riflettere. La mobilitazione non è un copione da mettere in scena

In questo lungo anno ci siamo attivati, siamo stati tra i primi, ci siamo messi in gioco, cercando di collaborare con tutte le realtà del territorio.

Abbiamo resistito faticosamente, sempre in costante minoranza, per difendere i geni della piazza delle origini, partorita da un sentimento trasversale, non ideologico. Da una visione superiore, spirituale. 

E con un obiettivo chiaro: rimettere al centro la libertà individuale e la dignità umana, per arrestare questa deriva transumanista che mette a rischio l'intera umanità.

La connotazione politica progressivamente assunta dal movimento milanese nel susseguirsi dei mesi scorsi, ha superato per noi il punto di non ritorno: il popolo è altrove!

Non molleremo la lotta per la libertà, contro la dittatura, contro il siero assassino. Ma anche contro i cacciatori di poltrone e i gatekeepers, che fingono di cambiare tutto per non cambiare nulla, al servizio del potere.

Quando il popolo no green pass tornerà in piazza, insieme ai risvegliati che avranno compreso la farsa di stato di cui sono vittime, noi saremo lì, al fronte, in prima fila! 

Con i milioni di malati di vaccino, abbandonati dallo stato e dalla scienza, a chiedere verità e giustizia per fermare questa sperimentazione di massa! E insieme alle famiglie che si troveranno, nei prossimi mesi, ad affrontare grandi difficoltà.

da oggi online "milanopiazzafontana"

la piazza virtuale


Aspettando quest’autunno che si preannuncia caldo, per la congiuntura internazionale e le elezioni politiche alle porte, in questa ricorrenza del primo corteo milanese, abbiamo deciso di inaugurare una piazza virtuale: MILANOpiazzaFONTANA!

Una rivista digitale che vuole essere la cassa di risonanza della piazza della prima ora, di tutti coloro che continuano a riconoscersi nell’eterogeneità e spontaneità della sua genesi. 

Per dare voce a chi crede che la libertà sia un valore assoluto, naturale e individuale, che non può essere delegato, perché la sovranità appartiene a ognuno di noi. 

Con questo numero zero inauguriamo oggi uno spazio libero in cui ritrovarsi e confrontarsi, riprendendo quel percorso iniziato insieme un anno fa, intorno a quella fontana, dentro quella piazza. 

Luogo, oggi più che mai, simbolo di un’altra strage di stato, quella de martiri del vaccino. Nonché baluardo della nostra eroica resistenza alimentata dall'appassionato amore per la libertà! 

@monibaci

Monica Bacis