SPIRITUALITÀ, CATTOLICESIMO VS. ORTODOSSIA

lo stimato Sergio Ragaini, che molte volte abbiamo ascoltato nelle "nostre" piazze e letto nei "nostri" canali, ha scritto questo articolo cui non condivido l'impostazione. Sergio afferma, in estrema sintesi, che la religione cattolica impedisca la ricerca della spiritualità perché chiusa e dogmatica e, contemporaneamente, in presenza di una domanda di spiritualità crescente lascia intendere che ci si dovrebbe aprire ad altri percorsi di ricerca spirituale. Dell’analisi di Sergio condivido il dato della domanda di spiritualità, oltre alla critica su dogmaticità e intellettualismo nella chiesa cattolica come caratteristica impeditiva della ricerca.

Mi chiedo però, da cristiano, ossia da chi crede che Gesù sia risorto dai morti, se non sia meglio riscoprire la mistica, l'ascesi, la spiritualità cristiana. Mi chiedo se la fede cattolico-romana sia ancora la fede cristiana, quella che è rimasta immutata per secoli e ancora professata nelle chiese ortodosse e da cui la chiesa romana si è staccata formalmente un millennio fa.

Sergio analizza il cattolicesimo romano partendo, mi pare, da una prospettiva tutta cattolica, assumendo che quella sia la fede che si è costruita in 20 secoli. È l’argomento della chiesa cattolica romana. E, partendo da quella prospettiva, svela ciò che era prevedibile agli occhi dei cristiani dei primi secoli: il desiderio di potere ha portato a far sopravvivere l’impero romano attraverso la chiesa cattolica-romana.

Ma…è così?

In occidente, e soprattutto in Italia che è la sede del cattolicesimo romano, ci raccontano e hanno raccontato – basta leggere un qualsiasi libro di storia in uso nelle scuole di ogni ordine e grado – che nel 1054 ci fu lo Scisma d’Oriente e che le chiese cristiane di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, si sarebbero allontanate dall’unica vera chiesa, ossia quella romana.

A Oriente, i libri di storia raccontano l’opposto.

L’argomento principe è la pretesa del vescovo di Roma di essere il capo di tutte le chiese cristiane, non più primus inter pares ma superiore.

La pretesa si fonderebbe, prima di tutto, sul brano del Vangelo di Matteo contenuto nel capitolo 16: "Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa."

Gli ortodossi affermano che la pietra su cui fondare la chiesa fosse la fede confessata da Pietro e non la persona di Pietro, un uomo.

Da quel momento la Chiesa cattolica romana ha costituito un proprio sistema, una propria religione che differisce da quella Ortodossa fondata sulla Tradizione. Nella prima si è costruita una teologia come discorso su Dio, quindi una teologia tutta razionalistica, mentre nella seconda la teologia è considerata un atto pratico, è la via – quindi una ricerca spirituale - per giungere alla deificazione, ossia alla purificazione dell’uomo che attraverso l’ascesi riesce a tornare allo stato antecedente alla caduta, ossia al peccato originale. Per gli ortodossi, quindi, la teologia è esperienza di Dio.

Perché chi crede che Gesù sia il figlio di Dio e sia risorto dai morti dovrebbe cercare una via diversa da quella da lui indicata, quando la Sua strada è una strada di spiritualità? La Chiesa cattolica romana, come da Sergio illustrato, è diventata una religione dogmatica, legalistica e, quindi, frustrante, ma la soluzione non penso sia quella di trovare altre vie bensì quella di ritornare a quella fede immutata e immutabile conservata nelle chiese ortodosse e che non ha nulla delle caratteristiche – critiche – osservate da Sergio.

Prendo spunto dall’esempio argomentato nel suo articolo rispetto al divorzio.

Per i cattolici romani il matrimonio è indissolubile fino alla morte, salvo degli impedimenti da lui illustrati. Per i cristiani ortodossi che, ricordiamo, sono i custodi della fede immutata e immutabile, il matrimonio è invece indissolubile sempre, ossia è un legame che prosegue anche dopo la morte del corpo.

Però nella visione ortodossa la riproduzione del genere umano NON è il cardine del matrimonio - come invece sostiene una certa teologia cattolico-romana - ma è il benessere psico-fisico della coppia, che diventa così una sola carne e forma una unità spirituale per la salvezza, e così consentono divorzio e nuovo matrimonio.

Infatti, per ragioni di economia (cosiddetta ma in un senso differente rispetto all’accezione comune) concedono il divorzio quando ricorrono certe condizioni perché “piuttosto che rovinare l'anima, è preferibile sciogliere il vincolo matrimoniale”. Inoltre, ai divorziati è consentito risposarsi, eccezionalmente per la parte meno “colpevole” oppure, meno raramente, ottenere una nuova unione benedetta. In entrambi i casi dopo un percorso di pentimento e riconciliazione, così come è consentito “fare la comunione” che per gli ortodossi è concessa a tutti, soprattutto ai peccatori, e non solo ai “riconciliati” secondo le regole legalistiche dei romani. Ah, la comunione è fatta nelle due specie, pane e vino e il primo è lievitato come sempre è stato per il primo secolo della cristianità. Ah, durante il periodo pandemico hanno continuato a dare la comunione col cucchiaino, come si può leggere qui (link paciolla) https://www.sabinopaciolla.com/rituale-della-comunione-immutato-nella-chiesa-ortodossa-nonostante-il-coronavirus/

Sergio, inoltre, fa riferimento a chiese protestanti per segnalare che ci siano altre confessioni cristiane nate in contrasto con il dogmatismo o, in generale, i problemi sorti in seno alla chiesa cattolica romana. Sul punto vorrei ricordare che - per gli ortodossi - sono i cattolici ad essere i protestanti, mentre i luterani, i calvinisti, etc., ossia tutte quelle confessioni nate a latere del cattolicesimo romano sono appellati, dagli ortodossi appunto, neo-protestanti. E la ragione è legata al fatto che lo scisma cattolico (gli ortodossi considerano i cattolici non solo scismatici ma anche eretici) aveva in sé il germe che avrebbe provocato ulteriori derivazioni. Basti pensare a quel che significa il dogma dell’infallibilità papale (pronunciato nel 1870): l’infallibilità di un uomo che, così, si è fatto Dio.

Ringrazio il libero ricercatore Prof. Sergio Ragaini per il suo articolo (oltre a tutti gli altri che ha scritto su temi attigui) perché mi ha dato l’opportunità di accennare a una strada che – come ha osservato è presente nel “Mondo del Dissenso” – possa essere nuova ma al contempo tradizionale. E mi permetto di segnalare il libro, del 2023, intitolato Ritorno alle sorgenti. Il mio pellegrinaggio a Oriente nel cuore dell’Ortodossia, di Alessandro Gnocchi, giornalista esponente del “tradizionalismo cattolico” e apologeta, che è ritornato all’ortodossia, scatenando le scomposte reazioni di tutti coloro che lo hanno visto come un traditore, come un apostata, invece che un uomo che è riuscito ad abbandonarsi al volere di Dio.

Luigi Degan