I rischi DEL VACCINO per i giovani

I CONTI CHE NON TORNANO

Dati italiani ed europei sugli eventi avversi a confronto
 

L'AIFA DA' I NUMERI


Un evento avverso si definisce grave se causa ospedalizzazione, pronto soccorso, pericolo di vita, invalidità, anomalie congenite, decesso o altra condizione clinicamente rilevante. 

E’ bene chiarire che quando nei rapporti è espresso un giudizio di “non correlabilità” non significa che deve considerarsi escluso il nesso, ma che altri fattori potrebbero giustificare l’evento, mentre laddove si ritenga l’evento correlabile, l’associazione è ritenuta plausibile.

Secondo il Rapporto n.12 sulla Sorveglianza dei vaccini anti-Covid19 dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), competente per l'attività regolatoria dei farmaci nel nostro paese "Alla data del 26 giugno 2022 sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 137.899 segnalazioni di evento avverso di cui l’81% (n.112.739) sono state classificate non gravi e il 18,1% (n.24.992) sono riferite ad eventi avversi gravi, 18 ogni 100.000 mila dosi somministrate. Le reazioni avverse gravi correlabili sono rare e nella maggior parte dei casi caratterizzate da sintomatologia simil influenzale; gli eventi avversi di speciale interesse sono molto rari e il tasso di segnalazione è ormai stabile nel tempo”.
Si tratta  di un documento pieno di numeri, grafici e tabelle, benché pubblico e visionabile da chiunque, ma incomprensibile alla maggior parte della gente, dunque un vero e proprio deterrente per i divulgatori.

Se non ci si approccia a questi dati con spirito critico, senza porsi domande, legittimi dubbi, allora si finisce per stare alla mercè di una presunta verità che appare troppo complicata per essere confutata, affidandosi alle interpretazioni semplificate e superficiali divulgate dalla stampa.

In questo articolo abbiamo provato ad andare oltre, analizzando parallelamente alla citata pubblicazione Aifa, i dati relativi segnalazioni di eventi avversi pervenute ad Eudravigilance, il database europeo di farmacovigilanza che fotografa quello accade nell’Unione Europea

Mettendo a confronto i numeri delle gravi reazioni avverse al vaccino anti-Covid delle due banche dati sono emerse forti perplessità sulla completezza del fenomeno fotografato dall'Agenzia italiana del farmaco, nel cui ultimo rapporto  alcuni numeri non trovano posto o a cui non viene attribuita la giusta rilevanza

 

SOTTOSTIMATI O DISSIMULATI?


La fotografia delle segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi, tralasciando quelle comuni, comunicate al database europeo Eudravigilance alla data del 6 agosto scorso è la seguente:

●     Sono 824.319 le persone che hanno segnalato una sospetta reazione avversa classificata come grave;

●     Complessivamente sono state 2.230.527 le segnalazioni gravi, più di una per individuo;

●     Il tasso di segnalazione è di 24 sospette reazioni gravi ogni 10 mila dosi (calcolato su 10 mila e non su 100 mila come l’Aifa);

●     Considerando che in media l’85% della popolazione è vaccinata abbiamo un possibile danneggiato grave ogni 637 abitanti nell’UE.

L'utilizzo di numeri molto grandi nei rapporti tende a fare percepire un fenomeno come meno frequente di quanto sia in realtà: un tasso di 24 su 10 mila equivale a 1 reazione grave ogni 416 dosi

E’ una questione di comunicazione.

Nell'ambito della farmacovigilanza un evento che si verifica tra 1/100 e 1/1.000 non è raro, è definito occasionale. Applicando la stessa scala di misura adottata dall’Aifa (un rapporto a 100 mila) ai dati delle segnalazioni Eudravigilance, risultano segnalate 245 sospette reazioni gravi ogni 100.000 abitanti, in Italia sono 18: cioè 13 volte meno!

E’ come se nel nostro paese, per grazia ricevuta, i danneggiati rappresentassero solo una classe mentre negli altri paesi una scuola. Scenario che genera qualche plausibile sospetto. 

E allora abbiamo fatto un passo oltre, provando a fare una proiezione, ipotizzando cosa conterrebbe il rapporto Aifa se quei numeri fossero sottostimati solo 5 volte? Dovrebbe essere riscritto più o meno così: “Alla data del 26.06.2022 sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 610.944,36 segnalazioni di evento avverso di cui l’81% (n. 517.311) sono state classificate non gravi e il 18,1% (n. 93.633,30) sono riferite ad eventi avversi gravi…

PIU' RISCHI CHE BENEFICI


Il 95% dei decessi per e con Covid in Italia si è verificato nella fascia di età over 60, l’85% tra gli over 70, mentre il tasso di letalità nella popolazione under 20 è di 1 su 100mila e di  6 su 100mila negli under 30. Non sono invece reperibili i dati relativi alla fascia di età 5-11 anni,  nonostante sia stata approvata la somministrazione del vaccino per i bambini e i ragazzi.

Nelle note dei bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è scritto che i dati sull'efficacia del vaccino anti-Covid riferiti al target di età 5-11 anni sono disponibili nel seguente studio ISS: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(22)01185-0/fulltext che recita: "La vaccinazione contro COVID-19 nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni in Italia ha mostrato una minore efficacia nel prevenire l'infezione da SARS-CoV-2 e COVID-19 grave rispetto agli individui di età pari o superiore a 12 anni. L'efficacia contro le infezioni sembra diminuire dopo il completamento dell'attuale ciclo di vaccinazione primaria.” 

Come è stato già illustrato nell'articolo "COSI E' SE VI PARE" deLla rivista (https://www.piazzafontana.net/cosi-e-se-vi-pare) il rischio relativo di infezione, ospedalizzazione e ricovero in terapia intensiva dei non vaccinati rispetto ai vaccinati, calcolato nel rapporto al 6 luglio, è identico o addirittura negativo per le fasce di età under 60.

Se l'efficacia per gli under 11 è addirittura inferiore rispetto alle altre classi di età, è d'obbligo che ogni genitore rifletta seriamente su  quale sia la misura di tale rischio per i propri figli prima di sottoporli al siero sperimentale: è più che lecito a questo punto ritenere che il rapporto rischio beneficio della vaccinazione sia a favore del rischio, anche se un calcolo vero e proprio non è mai rinvenibile.

Purtroppo sia nei rapporti ISS sia in quelli dell’Aifa, nonostante centinaia di numeri e tabelle, si rileva una grande assenza: la distribuzione dei tassi di eventi fatali per classi di età. Abbiamo però rinvenuto la seguente tabella che risulta essere estremamente importante per allertare le famiglie sui pericoli in cui incorrono i nostri figli.

Questa tabella, dovrebbe avvertire il lettore attento circa la reale necessità di vaccinare i giovani, visto che i tassi di segnalazione sono la distribuzione inversa dei tassi di letalità, cioè i più esposti a rischio di eventi avversi sono proprio le classi di età che rischiano di meno se esposti alla malattia. E parliamo di rischi paragonabili all’influenza.

Questo livello di dettaglio manca del tutto nel paragrafo dedicato ai decessi in “sospetta correlazione”, dove viene calcolato un tasso di incidenza di 0.66 per 100 mila dosi, ma “generale” e non (come altrove), diversificato per classi di età.

Questa mancanza è, in realtà, determinante.

Classi di età

Popolazione

Decessi attesi in "Sospetta" Correlazione

Decessi Covid (al 3 agosto 22)

5-11

 3.621.188

24

 28

12-19

4.577.378

30

  30

20-29

 5.987.668

40

  127

Adolescenza negata


Abbiamo elaborato una stima, utilizzando lo stesso procedimento di “standardizzazione” utilizzato dall’ISS per il calcolo del rischio specifico, affinandola poiché in questo caso si tratta di una standardizzazione per classi di età.

La colonna “decessi attesi in sospetta correlazione” rappresenta una stima dei decessi che ci dovremo aspettare se tutta la popolazione under 30 fosse vaccinata, ottenuta applicando il tasso di segnalazione di eventi fatali calcolato dall'Aifa. Nella seconda colonna sono riportati i decessi “per e con Covid” nelle stesse classi di età “senza distinzione tra vaccinati e non”.

Il dato dei decessi "in sospetta correlazione” è un dato fondamentale per due ragioni:

1. considerato che il tasso di segnalazione degli eventi è notoriamente sottostimato nella farmacovigilanza passiva; 

2. per il fatto che il dato dei decessi per classi di età, pubblicato dall’ISS periodicamente, non evidenzia e non ha mai evidenziato lo status vaccinale del deceduto.

A questo punto ci poniamo una semplice domanda: per quale motivo esporre dei ragazzi  - che hanno un rischio fatale remoto - al pericolo in un evento avverso grave che potrebbe condizionare per sempre la loro vita?

Hanno lasciato ai genitori il compito di decidere nella totale mancanza di informazioni, li hanno convinti a non avere dubbi laddove i dubbi sono tanti. Non solo. I dubbi sono supportati da evidenze scientifiche nascoste nelle note dei rapporti ufficiali.

E potrebbe essere solo la punta dell'iceberg considerando che la farmacovigilanza passiva è caratterizzata da un noto fenomeno di "under reporting", la cui incidenza può essere molto significativa.

Gianpiero Colatruglio

Il Silenzio degli Innocenti

silenzioinnocenti@gmail.com